Il paese nel quale vivo ha una forte e viva venerazione per Sant’Antonio Abate, la cui festa viene celebrata il 16 e il 17 Gennaio. La sera del 16 Gennaio, la tradizione vuole che un gruppo di persone girino per il paese, suonando la fisarmonica e cantando un lungo stornello che racconta la vita di questo bel santo. Lo stornello, cantato in dialetto, enfatizza le sofferenze e le tentazioni subite dal santo e mette in risalto la sua veneranda età. In effetti, sembra che Sant’Antonio abate sia vissuto per più di 100 anni. Questo allegro gruppo di cantanti e suonatori, bussando alle porte dei compaesani, riceve la “panetta” di Sant’ Antonio, in cambio dello spettacolo. La panetta è un pane fatto con la farina gialla e i semi di anice e viene distribuita, dopo la messa serale del 16 e del 17, anche dalla famiglia che durante l’anno ha ospitato la statuina del santo. Fortunatamente, ci pensa il nostro apprezzato Coro Agorà a portare avanti la tradizione degli stornelli, girando per il paese con la fisarmonica, cantando e portando allegria e calore. Quest’anno, ho voluto provare a fare la panetta e devo dire che l’esperimento è riuscito. Probabilmente le mie panette non sono esattamente come quelle che facevano le nostre nonne, ma sono comunque buonissime e fatte col cuore. Credo che anche Sant’Antonio avrebbe gradito.
Le “panette” di Sant’Antonio
300 gr farina 00
200 gr farina gialla (di granturco)
un cucchiaino di sale
un cucchiaino di zucchero
semi di anice a piacere
una bustina di lievito di birra liofilizzato (oppure un panetto di lievito di birra fresco)
acqua calda q.b.
Mettere le farine, il sale, lo zucchero, i semini e il lievito in una bacinella e mescolare con un cucchiaio di legno. Aggiungere a poco a poco l’acqua calda, impastando, fino ad ottenere una palla morbida ma compatta. Mettere a lievitare fino al raddoppio (magari vicino ad una fonte di calore). A questo punto, riprendere l’impasto e lavorarlo di nuovo, poi fare delle pagnottine (a me sono venute 5), e metterle su una teglia, ricoperta di carta forno, a lievitare di nuovo per circa 40 minuti. Incidere la superficie delle pagnottine a croce e infornare per circa 30 minuti a 220°.
The town in which I live is very devoted to Saint Anthony the Abbot, who is commemorated on the 16th and the 17th of January. During the evening of the 16th, traditionally, a group of people go around the town, playing the accordian and singing an old folk song that tells the story of the saint. The song is very long and it recalls the sufferings and the temptations of Saint Anthony. These people recieve a gift from all those they visit. They play and sing for them and recieve a special bread, made with corn flour and anise seeds. This bread is also distributed at the end of mass, on the 16th and on the 17th by the family who kept the statue of the saint in its home for the past year. Fortunately, we have a wonderful folk choir, called Coro Agorà, that keeps this tradition alive. They still go around the town, playing the accordian and singing, bringing joy and warmth. This year, I tried making the special bread. I’m not sure it’s exactly like it used to be in my grandmothers’ days, but it is delicious, and I’m sure that Saint Anthony would approve!
“Panetta”
300 gr all purpous flour
200 gr cornmeal (flour for polenta)
1 teaspoon salt
1 teaspoon sugar
anise seeds to need
a package of dried yeast (or 25 gr fresh yeast)
very warm water to need
Put the flour (both), the salt, the sugar, the anise seeds and the yeast in a bowl and mix with a spoon. Add the warm water a little at a time, until you get a soft but firm ball. Let rise until it doubles in volume. Take the ball and work with it again, then make some little round bread loaves (I got 5), put them on an oven pan, lined with parchment paper and let rise again for about 40 minutes. With a sharp knife, cut a cross into the top of the little loaves and put into the oven at 220° celsius. Cook for about 30 minutes.
10 Commenti
marifra79
17 Gennaio 2014 a 11:22 pmAdoro le ricette legate alla tradizione, dalle mie parti si fanno le frittelle… le tue “panette” di Sant’Antonio, oltre ad essere interessanti per la farina di mais, sono davvero belle! Un abbraccio e buonissima serata
Mary Vischetti
18 Gennaio 2014 a 9:07 amGrazie di cuore! Le tradizioni di una comunità raccontano sempre la sua storia… E’ per questo motivo che io come te, sono molto legata ad esse! Un abbraccio e a presto. Mary
carla
18 Gennaio 2014 a 1:59 amChe bella storia, che belle tradizioni e che belle panette!!!
Grazie per la visita che ricambio con piacere.
A presto
Mary Vischetti
18 Gennaio 2014 a 9:11 amGrazie mille Carla! Sono felice che ti siano piaciute le panette e anche il racconto! Un abbraccio e a presto. Mary
Daiana Molineris
18 Gennaio 2014 a 10:42 amCiao!!!:-))
Hehe,ma che simpatico nome il tuo blog..:-) e quante buone e belle ricettine,complimenti!!
Un abbraccio a presto
Mary Vischetti
18 Gennaio 2014 a 2:36 pmGrazie cara!! Sono felice che tu sia passata a farmi visita!! Un abbraccio anche a te. A presto, Mary
60farfallina60
19 Gennaio 2014 a 5:58 pmciao Mary…una tradizione che non conoscevo…grazie per averla pubblicata…a presto! Anna
Mary Vischetti
19 Gennaio 2014 a 6:55 pmCiao Anna. Sono molte le tradizioni da riscoprire e a cui dare valore…fanno parte del nostro bagaglio culturale e raccontano chi siamo. Sono felice che tu abbia apprezzato! Un abbraccio e a presto. Mary
Valentina
19 Gennaio 2014 a 7:38 pmCiao Mary 🙂 Non conoscevo questa tradizione, che bella! Grazie per avercene parlato, ho imparato una cosa nuova 🙂 Le tue panette sono davvero invitanti e poi chissà che buone, mi piacerebbe provarle! Complimenti e un forte abbraccio, buona serata 🙂 :**
Mary Vischetti
19 Gennaio 2014 a 8:55 pmGrazie Valentina cara! Mi affascinano molto le tradizioni, mi piacerebbe approfondirne il significato simbolico… Anch’io ti abbraccio e ti auguro buona serata! A presto, Mary